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 Arte Bonsai:Gli Stili

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Luigi510
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MessaggioTitolo: Arte Bonsai:Gli Stili   Arte Bonsai:Gli Stili EmptyDom 19 Lug 2015 - 20:15

La scopa rovesciata (HOKIDACHI)

Lo stile a scopa rovesciata, ricopre uno degli stili piu' utilizzati nel mondo bonsai, anche perche di facile realizzazione. Lo stile "hokidachi" e' rappresentato da un tronco di grande diametro alla base, quindi un tronco che mostri maestosita' e anzianita' nello stesso tempo, con radici esposte di grosso diametro e ben ancorate nel terreno. le stesse pero' non dovranno esserci sul fronte bonsai.

L'andamento del tronco deve essere dritto, non deve avere nessuna inclinazione altrimenti si potrebbe confondere con altri stili. Per i primi 2/3 del tronco, la vegetazione non deve comparire, cosa che deve essere invece concentrata tutta sulla parte terminale del tronco,  formando' cosi la chioma. Il tronco, nello stile hokidachi, non prevede la conicita' perche' non vi è  apice, perchè sono i rami principali a definire meglio questo stile.

Esistono due tipi di stili a scopa rovesciata: uno e' quando i rami si ripartono dal tronco, tutti dalla stessa altezza, e si chiamera' "simmetrico"
quando invece da punti diversi si chiamera' "asimmetrico".

La chioma vegetativa rappresenta il punto d'interesse della pianta, il tronco invece il punto focale.

La chioma deve avere nel suo insieme, una forma semicircolare, pertanto tutti i rametti, germogli o foglioline che escono da questo disegno, vanno eliminati. Vanno potati anche i rami che crescono verticalmente verso l'alto, verso l'interno e quelli con forma irregolare. Tutta la vegetazione e' concentrata sulla sommita' piu' esterna di ogni ramo, perche' altrimenti eventuali foglioline interne, non ricevendo luce perche' chiusi dai rami superiori, moriranno.

La ramificazione deve essere fitta, sottile e nello stesso tempo ordinata e non confusa, tanto che non deve sembrare un cespuglio.

Il sistema di realizzazione di un bonsai che io conosco, consiste nel tagliare con un seghetto una parte del tronco, li dove si vuole che inizi la ramificazione.
Il taglio va fatto all'inizio della primavera e dopo il rinvaso.
Il taglio sul tronco deve essere a forma di "v". Una volta effettuato si procedera' nel circoscrivere la parte tagliata, avvolgendo il tronco con un cartoncino o un foglio di carta rigido, lasciandolo sporgere dal taglio circa 1-2 cm.
Il cartoncino sara' avvolto su se stesso con un po' di spago o rafia.
dopo la prima emissione di germogli che saranno per forza verticali, si procedera' alla prima potatura (in autunno), effettuando un taglio semicircolare.
Alla primavera seguente il cartoncino verra' rimosso, e i germogli saranno accorciati, aumentando la distanza dalla potatura precedente.
Stessa operazione sara' effettutata fino a quando si arrivera' alla distanza desiderata.
Le operazioni seguenti riguarderanno soltanto l'infoltimento della vegetazione e il mantanimento dello stile.

Tutte le piante si adeguano allo stile hokidachi.

L'aspetto a scopa rovesciata è tipico degli alberi di pianura, con grandi spazi fra albero ed albero e terreni fertili.

Il bonsai richiama l'immagine di un grande albero che prospera tranquillo e "pasciuto".

La sua disarmante semplicità lo rende uno degli stili più diffiusi. E' discretamente facile da realizzare.

Ecco alcune immagini tipiche di bonsai in questo stile:

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http://www.giardinare.it/sscopa.html

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http://www.bonsaiclub.it/stili/index.asp?funz=13




Stile Madre-Figlio (KORABUKI)

Il bonsai a due tronchi detto anche "sokan", è uno degli stili purtroppo poco impiegati in quest'arte. Questo accade perchè (io sono uno di quelli  Crying or Very sad) già in fase d'impostazione spesso un rametto così basso viene drasticamente potato.

Il disegno del bonsai a due tronchi è molto semplice. Esso prevede due tronchi con un punto di contatto che deve essere piu' vicino possibile al livello del terriccio. Può essere possibile naturalmente o unendo due tronchi appartenenti a due piante diverse, ma della stessa specie.

Utilizzando un taglierino bisognerà scortecciare una parte di tronco ad entrambi i tronchi e unirli poi insieme.
I due tronchi saranno poi legati insieme con della rafia e protetti esternamente da pasta cicatrizzante. tale operazione e' consigliabile in primavera (c'e' piu' scorrimento di linfa).
Il disegno come dicevo, si evidenza dal fatto che uno dei due tronchi (fu lao) sara' piu' alto e' piu' grande di diametro dell'altro (hsieh yu).
Uno dei due tronchi sara' posizionato piu' avanti rispetto all'altro dando cosi un senso di profondità.

L'andamento del tronco è variabile, può essere dinamico come l'eretto informale o classico come il formale, ma anche inclinato ecc.ecc.
L'aspetto più importante di questo stile è che la pianta deve essere tutto un insieme sia nella ramificazione che nella vegetazione.

I rami del tronco principale saranno quindi vincolati dai rami del secondo tronco evitando incroci e quindi confusione.
L'impostazione e' la stessa dell'eretto formale o ovviamente di altri stili, se la pianta ha quelle caratteristiche. Importante è la triangolarità di entrambi i tronchi che formeranno un unico grande triangolo.[/b]



Lo stile su roccia

lo stile su roccia, cosi' come descrito in tanti libri e riviste, rappresenta la riproduzione in miniatura di alberi cresciuti su superfici difficili, nel tentativo disperato di trovare terreno fertile, per le proprie radici. ma al di la' di tutto questo, cerchero' di spiegare la sua realizzazione. premetto che, cosi' come ho descritto nelle realizzazioni degli altri stili, che anche questo e' frutto della mia esperienza e dalle nozioni che ho appreso un po' qua e la, considerando che non ho mai partecipato ad un corso bonsai. pertanto, non prendete tutto per oro colato di quanto scrivo, ma soltanto come una mia testimonianza, per questo genere di bonsai. per realizzare questo stile bisogna fare tre discorsi: uno legato alla pianta, uno alla roccia e infine il rinvaso. la pianta: la pianta che meglio si adatta allo stile su roccia, dipende molto dalla specie naturale. pertanto e' difficile trovare un'azalea, un cotoneaster, un bambu' radicato su roccia. perrtanto le specie piu' adatte sono le piante a foglia caduca, l'acero, zelkowa, e sopratutto conifere come ginepri e pini. ma la caratteristica principale al di la' della specie, e' la struttura delle radici, che devono essere fittoniche ma non spesse, per facilitare cosi' l'aderenza alla roccia stessa. la proporzione della pianta sulla roccia e' importante, perche' il protagonista e' sempre il bonsai e non la roccia. pertanto e' necessario che la pianta sia sempre un po' piu' grande della roccia stessa. la roccia: e' uno degli aspetti piu' difficili. trovare la roccia che puo' fare al caso non e' semplice, considerando che essa non deve essere fragile, nel senso che non si deve sgretolare col tempo, non deve frantumarsi dopo le innaffiature, non deve lasciare polveri, non deve essere liscia, non deve avere un colore chiaro tipo marmo, non deve essere " terrestre", non deve avere colori brillanti. trovare una roccia che non abbia tutte queste caratteristiche non e' facile. pertanto le rocce che vanno meglio per questo stile, devono essere molto porose, di colore scuro, molto robuste e devono dare la sensazione di pietre di montagna. la roccia prima dell'operazione verra' pulita con spazzole, acqua, ecc.ecc. evitare di prendere sassi raccolti nelle campagne o addirittura avanzi di marmi o sassi sul litorale. il rinvaso: sara' affrontato dopo. dopo aver scelto il tipo di pianta e la sua roccia, bisogna scegliere il fronte bonsai e il fronte della roccia. dopo questa scelta bisognera' studiare la posizione della pianta sulla roccia stessa, al centro, a destra o sinistra tutto dipendera' dagli spazi a disposizione. evitare accorgimenti con martello e scalpello, perche poi' verra' notato e sarebbe un peccato. a questo punto bisognera' togliere tutto il terriccio posto attorno alla pianta e appoggiarlo sulla roccia, pettinando le radici attorno ad essa. utilizzando rafia oppure strisce di buste di plastica di circa 1cm di dimensione (quelle per la spesa vanno bene) legare in senso orizzontale le radici sulla roccia lasciando le radichette o capillari in profondita'. la legatura deve essere effettuata in modo che le radici fittoniche siano a contatto con la roccia, senza correre il rischio di spezzarle. il tutto sara' rinvasato in un vaso di coltivazione (plastica o terracotta) in modo che contenga il tutto, per almeno un anno. la particolarita' importante che dal vaso uscira' la sola piantina, mentre la roccia sara' coperta con il terriccio che puo' essere standard oppure sabbioso. trascorso un anno, dopo le concimazioni, innaffiature...si toglieranno le strisce di rafia o plastica e si studiera' la posizione delle radici sulla roccia. se saranno aderenti il lavoro e' completato, altrimenti saranno nuovamente legate come precedentemente fatto e rinvasate nello stesso vaso per un altro anno. quando le radici saranno "quasi perfettamente" aderenti alla roccia, bisognera' fare il travaso in un vaso da bonsai. la scelta e' facoltativa riguardo la dimensione, forma e colore. io personalmente amo i vasi ovali con i tacchetti. il terzo problema e' proprio il rinvaso. questo perche' ormai il bonsai e' costituito da pianta e roccia e pertanto sorgono problemi di come frenare il tutto al vaso. dopo aver distribuito il terriccio di base e prima ancora le retine sui fori di drenaggio, bisognera' decidere come frenare la pianta al vaso e tutto dipendera' dalla forma della roccia. questo perche' e' improponibile legare la pianta al vaso facendo passare i fili di fermo sopra la roccia e magari al fronte bonsai... pertanto se la roccia ha una base lunga e pressapoco piatta, bisognera' bucare la base con il trapano facendo una specie di galleria per farci passare il filo e legarla sotto il vaso. da qui infatti l'esigenza di un vaso con i tacchetti o "zoccoletti" perche' la frenatura anzicche' effettuarla come negli altri stili sulle radici e all'interno del vaso, qui va fatta fuori dal vaso e sotto di esso. se la roccia presenta difficolta' maggiori, utilizzando la colla impiegata per incollare i fili di frenatura sulle roccie, come impiegata nello stile dei "bonsai nella roccia", (che putroppo avendo un' etichetta in scrittura giapponese, non posso consigliare la marca), si incollera' il filo alla base della roccia e' verra' chiusa sempre al di sotto del vaso stesso. la colla e' molto resistente, altri tipi di colla come l'attack, non ne conosco il comportamento. l'ancoraggio e' molto importante. ricordate che il bonsai assume il peso della roccia, quindi attenzione negli spostamenti. il terriccio coprira' gran parte della roccia pertanto i fili di fermo non si vedranno ne sulla roccia stessa ne sotto il vaso. i capillari devono essere distribuiti attorno alla roccia nel vaso e mai sotto la roccia stessa. questo stile detto anche "ishitsuki", e' molto bello da realizzare ma le difficolta' non sono poche. per chi non e' esperto, aspettate prima di buttarvi... spero di essermi spiegato quanto meglio possibile e chiedo scusa per un italiano poco corretto.



Lo stile a ceppo comune

lo stile a ceppo comune detto anche "netsuranari", rappresenta quel tipo di bonsai poco utilizzato, perche' spesso preferito lo stile a boschetto.
questo stile rappresenta in natura, tutte quelle piante che si sono sviluppate e che hanno germogliato da un unico seme.
lìapparato radicale infatti sara' unico per tutta la composizione.
il materiale di partenza, prevede dei fusti gia' abbastanza maturi, ma anche quelli giovani da coltivare a pre-bonsai, possono andare bene.
la prima operazione da effettuare è il rinvaso, in un vaso molto basso simile a quello utilizzato per i boschetti. anche la "losa" e' ammessa per questa composizione con l'accortezza di creare una "montagnetta" di terriccio per conservare tutto il pane radicale.
la posizione e legaura della pianta al vaso e' la stessa per gli altri stili.
fatto il rinvaso si iniziera' a allargare i tronchi applicando il filo. i tronchi devono essere aperti in modo da facilitare il passaggio della luce, per distinguere i vari tronchi e per dare a loro l'importanza dovuta alla composizione.
in questo modo i tronchi verranno legati col filo a allontanati tra loro a forma di ventaglio. non posizionare mai i tronchi alla stessa distanza, e creare dinamicita' nel movimento.
cercare di mettere in evidenza il tronco piu' bello, al fronte bonsai e posizionarlo quanto piu' avanti possibile, rispetto ad altri. tutti gli altri tronchi, devono essere posizionati come se fossero tronchi di  un boschetto, alcuni piu' vicini, altri piu' lontani dal tronco piu' importante. nessuno dei tronchi dovra' avere la vegetaz. al 1/3 del tronco.
i tronchi piu' esterni avranno maggiore vegetazione sul lato esterno e minore o quesi nulla nell'interno. i tronchi piu' vicini a quello principale idem.
il tronco che e' maggiormente messo in evidenza, avra' la vegetaz. disposta come un normalissimo bonsai.
quest'ultimo sara' l'albero piu'  alto fra tutti in modo da creare l'apice di tutta la composizione, mentra man mano che ci si allontana da quest'ultimo, l'altezza sara'  sempre piu' corta. i tronchi piu' lontani saranno i piu' bassi, e formeranno gli altri due apici di tutta la composizione, crando triangolarita'.
le potature quindi verranno mirate in tal senso.
le specie che piu' si adattono sono quasi tutte le specie.
l'unico bonsai che ho visto in questo stile e' quello di rose.



Lo stile inclinato

lo stile inclinato, detto nella tecnica bonsai, shakan, e' uno stile che in un certo senso, richiama il fukinagashi, ossia lo spazzato dal vento.
lo stile  infatti, simula l'azione del vento che ha piegato il tronco, oppure la frana che ha colpito il terreno dove posa l'albero.
lo stile prevede che il tronco sia leggermente inclinato verso un lato del fronte bonsai, ossia verso destra o verso sinistra.
per realizzare questo stile, bisogna avere delle piante difettose oppure piante aventi caratteristiche dello stile eretto formale.
alcune piante infatti, per esempio l'abete, hanno dei rami molto lunghi alla base e piu' corti verso l'apice, tutti direzionati verso l'alto per tropismo.
la realizzazione e' semplice. dopo aver rinvasato la pianta, la si porra' nel vaso con il tronco leggermente inclinato verso un lato. il primo terzo del tronco sara' privo di rami. il primo ramo invece, robusto e' piu' lungo di tutti sara' posizionato verso il lato opposto dell'inclinazione del tronco in modo da bilanciare la pianta. il suo apice formera' il primo vertice della triangolarita' del bonsai.
il secondo ramo sara' posizionato leggermente sopra al precedente, ma di lunghezza inferiore. il terzo ramo, posizionato ancora al di sopra, ma sara' quello per la profondita'.
verso il lato in cui pende il tronco, non vi sara' ancora nessun ramo.
il quarto ramo potra' essere posizionato verso il lato dove cui pende il tronco, generalmente verso il 3/3 del tronco. esso sara' corto, con pochi rami secondari e terziari. il suo apice sara' il secondo vertice della triangolarita' del bonsai.
infine la disposizione dei rami comprendenti la cima del bonsai e' uguale per tutti gli altri stili, dove i rami verranno disposti tutti ad altezze diverse e sempre piu' corti verso la cima. essa infatti completera' la triangolarita' del bonsai con il primo ramo, posto in basso nel lato opposto all'inclinazione del bonsai e con il quarto ramo, posto verso il lato dell'inclinazione.
utilizzando il filo infine, si cerchera' di piegare la cima del bonsai in modo che sia quasi perpendicolare al nebari.
quasi tutte le piante si adattono a questo stile.



Lo stile a zattera

lo stile a zattera, detto anche "ikada"  in termini bonsaistici, rappresenta la simulazione di alberi che in natura si piegano su un lato, fino a stendersi completamente sul terreno, dove poi la superficie aderente radifica, facendo cresce liberamente tutti i suoi rami come alberi.
il materiale di partenza per questo stile non esiste...ma bisogna ricavarcelo da soli.
puo' essere applicato a questo stile, scarti di bonsai, ossia piante che durante la crescita o la modellatura, non hanno raggiunto lo standard voluto. per questo infatti bonsai a stile eretto formale e bonsai spazzato dal vento, intesi come scarti, forse piu' si adattano all'ikada.
potando tutti i rami laterali del bonsai, bisognera' con un coltello da jin, scortecciare circa poco meno della meta', del diametro del tronco inteso non nella profondita', ma solo la superficie esterna.
applicando l'ormone radicante, dopo aver nebulizzato la parte scortecciata, bisognera' trapiantare il bonsai in un vaso di coltivazione molto piu' grande, lungo quanto almeno la lunghezza del  tronco che sara' disteso sul terriccio stesso. esso sara' sotterrato di poco, e le radici principali non saranno accorciate.
le radici infatti serviranno ancora per il sostentamento della pianta, infatti accorciandole o eliminandole completamente, si rischia di perdere definitivamente la pianta.
il tempo per radicare, dipendera' da tanti fattori, temperatura, specie...ma nel giro di 2-3 anni, sulla zona scortecciata si potra' avere una radificazione sufficiente tale da poter accorciare finalmente quelle principali.
a questo punto e' necessario trapiantare il bonsai in un vaso da bonsai, lungo basso e ovale, lasciando scoperto, gran parte del tronco che fin ora e' rimasto "seppellito".
un problema da non sottovalutare e che durante il periodo di formazione, il tronco puo' marcire a causa della costante umidita' a cui e' sottoposto, dovuta alle innaffiature. anche l'attacco di funghi molto spesso e' evidenziato proprio nella zona scortecciata.
per ovviare a questi problemi, scegliere un terriccio "granuloso" per facilitare il drenaggio e l'aerazione, ed utilizzare una miscela diversa di terriccio aderente alla zona di tronco scortecciata, oppure lo stesso ma di dimensione diversa.
quando il bonsai avra' radicato per bene, avvolgere con il filo i rami e direzionarli in piu' direzioni evitando cosi' di farli crescere paralleli tra loro e senza profondita'.
ricordarsi di rispettare la trinagolarita'. l'apice  puo' essere disposto a sinistra, a destra oppure al centro. potare quindi a secondo della scelta, piu' mirata per i vertici piu' bassi, meno frequente per quello piu' alto.
i problemi sopra menzionati fanno si che lo stile ikada, non e' molto utilizzato nel mondo bonsai.



Stile eretto formale

lo stile eretto formale detto anche "chokkan", e' uno degli stili piu' comuni nel mondo bonsai. e' facile infatti trovare in commercio esemplari "plasmati" in questo stile, un po' come la scopa rovesciata e l'eretto informale.
a guardarlo sembrerebbe molto semplice da effettuare, ma essendo uno stile di puro stampo giapponese, nasconde delle insidie nella realizzazione.
i giapponesi infatti, sono famosi nel cercare in tutto e per tutto la precisione come accade per il te', per la scrittura e per la danza. immaginiamo per i bonsai!
cerchero' di spiegare in maniera piu' semplice possibile la realizzazione di questo stile, basandomi sui concetti della... matematica...
il materiale di partenza deve necessariamente avere un tronco perfettamente verticale. ogni piccola curva o accenno di curva non e' indicata in questo stile. evitare di applicare il filo per "verticalizzare" il tronco, perche' non darebbe gli effetti sperati.
effettuato il rinvaso (inizio primavera), il tronco sara' posizionato nel vaso, leggermente a destra o leggermente a sinistra, della lunghezza del vaso stesso, e quindi mai al centro di esso.
come profondita' invece, deve essere posizionato perfettamente a meta' distanza tra il fronte del vaso e quello posteriore. (spero di essermi spiegato... :? )
anche in questo caso si preferisce che il futuro bonsai abbia un nebari interessante ( oltre i 5 cm) e radici esposte a raggiera.
il tronco avra' un'altezza pari a sei volte il diametro del nebari.( ad esempio con un nebari di 6cm, il tronco sara' di 36cm)
effettuare quindi una capitozzatura (potatura) diagonale, nella parte posteriore del bonsai e sostituire l'apice con un ramo , applicando il filo. ricordatevi di applicare la pasta sulla ferita.
posizionata la pianta, immaginiamo di tagliare con delle linee fittizzie il tronco in tre parti. la prima parte, quella piu' vicina al nebari la chiameremo 1/3, quella mediana 2/3, e quella apicale 3/3.
per prima cosa bisogna potare tutti i rami laterali, posteriori e anteriori del primo terzo. questa "parte" di tronco sara'  quindi priva di vegetazione.
e' ammessa la ramificazione molto bassa, quasi a sfiorare il terreno, solo nei bonsai aventi un nebari molto ampio (piu' di 10 cm).
potare anche "solo" i rami fronte bonsai nel secondo terzo.
a questo punto il bonsaista deve scegliere la posizione del primo ramo (ichi-no-eda), che sara' rispetto al fronte, a destra o a sinistra. questo ramo tra tuttti, sara' il piu' lungo e il piu' grande di diametro. ( i giapponesi dicono 1/3 del tronco, ma e' impossibile...)
il secondo ramo (ni-no-eda), sara' posizionato nella direzione opposta del primo. la sua posizione sara' leggermente piu' alta  e mai parallela, del precedente. la sua lunghezza sara' leggermente piu' corta con un diametro leggermente piu' piccolo.
la distanza tra l'apice del primo ramo e l'apice del secondo, sara' circa la meta' dell'altezza del tronco (anche questo impossibile...).
il terzo ramo (ushiro-no-eda), sara' il ramo di profondita. ramo piu' corto e mai parallelo ai due precedenti.
cosi facendo, avremo una ramificazione principale a chiocciola, dove ogni ramo principale si dividera' poi in rami secondari, e loro in terziari.
importante sapere che il disegno prevede la vegetazione solo sui rami terziari,  mai diretti verticalmente verso il basso, verso l'alto, verso l'interno, e senza incroci con altri rami. la disposizione dei rami secondari e terziari sara' alternata, ossia un ramo a destra e l'altro a sinistra, in diagonale verso l'alto, e  mai  paralleli, diretti verso il basso o verso l'alto.
applicare il filo in base al diametro di ogniuno di essi, dando una certa' dinamicita' alla ramificazione. ricordarsi di posizionare i rami second. e terz. solo nelle convessita' delle curve.
continuando lo stesso criterio, anche nel secondo terzo, la ramificazione seguira' lo stesso ritmo dei rami precedenti, considerando che avvicinandosi all'apice, i rami saranno piu' corti e piu' sottili.
nel terzo terzo e' ammesso il primo ramo principale frontale.
l'apice del bonsai sara' ricco di vegetazione considerando la sua ramificazione piuttosto corta e fitta, dove l'apice (applicando il filo) dovra' essere posizionato leggermente in avanti, come se il bonsai facesse un inchino all'osservatore.
i vuoti: nei rami inferiori i vuoti devono essere ampi, creando cosi' attorno alla ramificazione e alla vegetazione tutto lo spazio necessario per consentire all'osservatore di notare anche le cure piu' minuziose del bonsaista.
avvicinandosi verso l'apice i vuoti saranno sempre piu' stretti tra loro.
l'apice del  primo ramo, l'apice del  secondo  e la cima del bonsai formeranno la triangolarita' perfetta, dove nessun tipo di vegetazione uscira' fuori da questo disegno.
dividendo il tronco verticalmente con una linea immaginaria, noteremo l'assimetria, dove tutto cio' che e' a destra non e' simmetrico a cio' che e' a sinistra, creando cosi un'imperfezione nella perfezione, che e' il bonsai.  
si consiglia di piantare il bonsai in un vaso ovale (koban-bachi) o rotondo (maru-bachi).



Lo stile eretto informale

lo stile eretto informale, e' molto simile a quello formale e rappresenta uno degli stili piu' comuni e utilizzati in questo campo.
le differenze sostanziali, riguardano solo il movimento del tronco, mentre per il resto le regole descritte per "il formale", rimangono le stesse.
per poter effettuare questo stile e' necessario avere una pianta molto giovane oppure una dal tronco molto flessibile.
la particolarita' infatti consite nel curvare il tronco in piu' punti seguendo un andamento quasi sinusoidale. le curvature saranno dolci o piu' marcate a secondo della dinamicita' che si vuole dare alla pianta.
tutto questo puo' essere effettuato applicando il filo oppure utilizzando morsetti piegatori per i tronchi un po' piu' resistenti.
la disposizione dei rami segue lo stesso principio del'eretto formale con la particolarita' che i rami saranno disposti solo sulle convessita' del tronco. cio' vuol dire che rami posizionati all'interno delle curve, saranno rimossi lasciando solo quelli piu' esterni.
il ramo frontale e' ammesso nel 3/3 della pianta.
i rami principali inoltre potranno seguire la stessa dinamicita' del tronco, vegetando solo sui rametti terziari.
anche in questo caso tutte le regole della potatura, rimangono invariate.
un'aspetto importante lo ricopre l'apice. esso sara' posizionato perpendicolarmente al centro del vaso, perche' altrimenti potrebbe confondersi con uno stile inclinato. inoltre e' previsto che venga leggermente piegato in avanti come se facesse un  inchino
ricordarsi di rispettare la triangolarita' e l'asimmetria.




Lo stile pagoda

lo stile pagoda e' forse l'unico, che nelle mostre o nei vivai, non viene quasi mai rappresentato.
questo perche' ha un suo fascino tutto particolare tanto che non potrebbe  piacere a tutti. lo stile pagoda e' una novita', anche se naturalmente nei paesi orientali e' molto diffuso, visto che  delle mostre sono dedicate solo a questo tipo di stile.
la sua realizzazione e' molto semplice da attuare forse piu' di tanti altri esemplari.

il tronco:
il tronco puo' avere qualsiasi caratteristica simile agli stili che conosciamo, infatti puo' avere un andamento eretto informale, a cascata o semi-cascata, anche un tronco snello come nel letterari va piu' che bene.  qualsiasi sia la dinamicita' del tronco e la sua direzione sono buone.

i rami:
se le caratteristiche del tronco,  non sono importanti, lo sono invece i rami.
questo stile infatti detto volgarmente " a piattaforma", prevede pochi rami primari. essi infatti saranno pochi ( dai 3 ai 5) e abbastanza distanziati uno dall'altro. ne consegue che a lavoro ultimato, i vuoti saranno ampi.
i rami secondari, da dove poi  ripartiranno i rami terziari, e da li' la vegetazione, dovranno essere tutti "orizzontali".
infatti con l'aiuto del filo metallico o tirando i rami stessi verso il bordo del vaso, si procedera' a direzionare tutti i rami sopra descritti, orizzontalmente e  di conseguenza paralleli al bordo del vaso. la sequenza della ramificazione secondaria e terziaria, e' la stessa dello stile eretto formale. la vegetazione di conseguenza seguira' l'andamento del profilo.
in conclusione, tutti i rami diretti verso l'alto, verso il basso, verso l'interno ,diagonali e vicino (pari a 1/3 della lunghezza del ramo principale) al punto d' innesto del tronco, saranno potati.
l'aspetto che dovra' avere il palco guardandolo dal fronte bonsai, e' quello di  una striscia di vegetazione, e nient'altro.
guardando il palco dall'alto ( dall'apice del bonsai) dara' l'impressione di una piattaforma vegatativa comnpletamente piatta e aperta a ventaglio, dove ogni palco non  dovra' sovrapporsi con quello inferiore.
anche in questo caso e' importante l'assimetria e la triangolarita'.

le specie a fiore, a frutto, a foglia grande e conifere non si adattano particolarmente. olmo, zelkova e cotoneaster sono i favoriti.




Stile semicascata

Gli elementi caratteristici di uno stile in semicascata sono:
- il tronco adagiato
- i rami e l'apice si abbassano all'esterno del vaso, in alcuni casi quasi a toccare il piano di appoggio del vaso.

I bonsai in stile “Han-Kengai” si ispirano ad alberi  che in natura crescono in luoghi ostili, come le cime dei monti dove si appiattiscono sulle rocce a causa dalla grande quantità di neve caduta durante il lungo periodo invernale.

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http://www.gol.grosseto.it/asso/bonsai/vademec.htm

Allacciandomi alla premessa di MarcoA, che ha evidenziato ottimamente il senso dello stile han kengai, personalmente cerchero' di spiegare nella maniera piu' semplice e spero piu' chiara possibile, le realizzazione di un bonsai a semi-cascata.
Premetto che spiegarlo in questa maniera e' piu' difficile che realizzarlo, pero' faro' del mio meglio.

Innanzitutto per impostare una pianta di coltivazione ad uno stile come sopra descritto, bisognera' cercare un fusto che pressapoco, richiama le caratteristiche di cio' che vogliamo realizzare. Per questo e' importante trovare una piantina che abbia un tronco perfattamente verticale, oppure una pianta che abbia il tronco leggermente piagato verso un lato, come spesso accade per lo stile inclinato.
La disposizione dei rami dovra' essere vigorosa e folta, dal lato dove  intendiamo piegare la pianta, riducendo con la potatura l'altro lato fino ai 2/3 dell'altezza del tronco, che rimarra' scoperta per sempre. Potare pochi rami anche dal lato dove si vuole piegare la pianta.

Effettuato cio' bisogna rinvasare la pianta (possibilmente in primavera) acccorciando un po' le radici, ma sopratutto inclinando il tronco di 45° o piu', verso il lato che vogliamo.
dopo questa operazione bisognera' utilizzare il filo per modellare e inclinare i rami, in senso orizzontale, inclinando sempre piu' verso il basso per quelli piu' lontani dall'apice, senza che ne essi ne il tronco tocchino il bordo del vaso.

il primo ramo da modellare sara' quello posto all'apice della pianta, scendendo poi fino alla coda del bonsai.
i rami all'apice devono essere orintati in modo da fare un piccolo triangolino di se stesso, come se fosse un piccolo bonsai, quindi con rami corti, pieni di vegetazione disposti di fronte a destra a sinistra e in profondita'. la cima sara' uno dei tre apici della triangolarita' del nostro bonsai. Verra' posizionata a circa 2/3 di tutta la lunghezza del bonsai.

I rami sottostanti saranno orientati con il filo in maniera quasi orizzontali, creando un movimento ondulatorio, in modo che i rami posti nelle convessita' possano trovare spazio per aprirsi in palchi di vegetazione. Convessita' significa che i rami (secondari) utilizzati per i palchi saranno quelli esterni al movimento dei rami primari. Anche qui si fara' lo stesso discorso dell'apice. rami corti , ricchi di vegetazione e disposti su tutti i lati cercando di stringere i vuoti tra essi.

Andando sempre nell'orintamento dei rami primari successivi, il processo e' lo stesso considerando che piu' ci si sposta verso la coda, piu' i rami saranno lunghi, aumentando sempre di piu' i vuoti tra i palchi.

L'ultimo ramo principale e' quello piu' difficile da realizzare perche' deve essere piegato di piu' rispetto ad altri fino a quasi sfiorare la base del vaso senza oltrepassarlo. Anche qui il procedimento e' lo stesso, considerando che i vuoti lasciati metteranno in evidenza la dinamicita' del ramo stesso,  e con i palchi vegetativi rivolti verso l'osservatore.

Le radici saranno esposte dal vaso dal lato contrario del bonsai, interrate nel senso di inclinazione. La pianta sara' posizionata quasi al centro del vaso, di misura quadrata, rotonda o esagonale ma profonda.


shari, sharamiki, neijkan e sabamiki

shari, sharamiki, neijkan e sabamiki sono tutte tecniche che riguardano e completano le operazioni riguardanti la legna secca, prendendo come riferimento tutto quanto descritto per la realizzazione dello "jin".
indubbiamente queste operazioni possono essere adottate solo su alcune specie di piante come conifere per esempio ma anche su altre come meli e olivi.
personalmente non faccio alcuna distinzione, praticando la tecnica anche su caducifoglie e su tutte le specie che generalmente sono sconsigliate per tali operazioni, talvolta anche con buoni risultati.

shari:
lo shari indica quel tipo di lavorazione e tecnica, che consiste nello scortecciare il tronco allo stesso modo con cui viene scortecciato un ramo (jin).
anche in questo caso, utilizzando un taglierino si effettueranno due tagli tra loro paralleli sul tronco in modo da delimitare la sola parte da scortecciare senza andare oltre la parte voluta.
il taglio o meglio l'incisione non dovra' essere profonda ma soltanto superficiale tale da guidare la corteccia, mentre viene rimossa. per rimuovere la corteccia si puo' utilizzare la pinza per lo jin, una pinza qualsiasi oppure " consumare" letteralmete la corteccia del tronco con una spazzola metallica. lo scortecciamento del tronco non dovra' mai interessate anche la base del tronco, per evitare l'inizio di malattie. una volta scortecciata la parte interessata e eliminati i filamenti del tronco con una spazzola e' necessario porre del liquido jin per almeno due volte a distanza di 24h. per due volte l'anno, si consiglia di porre nuovamente il liquido.
e' inutile spiegare il motivo per cui viene effettuato lo shari, perche' descritto ormai su tutte le riviste di bonsai, ma per chi non lo sapesse serve a imitare, la parte di tronco rimossa a causa di un evento naturale come la caduta di un fulmine o un ramo che spezandosi a portato via con se anche una parte di tronco.

sharamiki:
semplicissimo. e' l'insieme dello shari e di un jin. quando infatti si scorteccia il tronco e l'operazione comprende anche un ramo, seguendo lo stesso percorso di scortecciamento, l'operazione viene chiamata sharamiki.

neijkan:
e' la stessa tecnica utilizzata per lo shari, dove pero' questa volta, lo scortecciamento seguira' un percorso sinusoidale attorno al tronco. lo scortecciamento quindi interessera' piu' superficie del tronco e anche la sua parte posteriore. per chi potra' visitare Costantino FRANCHI, ci sono circa 30 ginepri, dove e' stata applicata questa tecnica.

sabamiki:
questa operazione e' un po' piu' complicata nelle altre, perche' non consite nello scortecciare un tessuto del bonsai, ma scavare nel suo interno.
questa operazione infatti serve per tanti motivi: per abbellire la capitozzatura, per eliminare visibili potature alla base del bonsai, per mascgerare un callo abbastanza vistoso e per rendere il bonsai piu' simile a alberi naturali. molti per scavare il tronco del bonsai, usano martello e sclpello. io lo sconsiglio perche' il tronco deve essere completamente ben ancorato al vaso, i colpi devono essere mirati e dosati. meglio e piu' facile, secondo me, utilizzare il trapanino elettrico o la spazzola elettr. con una fresa opportuna.
utilizzando il trapanino consiglio di utilizzare una velocita' alta per asportare piu' materiale possibile, con una fresa a maglia larga, poi utlizzare una velocita' piu' bassa con fresa a maglia piu' stretta per rifinire. i movimenti della mano dovranno essere leggeri perche' l'utensile porta via molto materiale in poco tempo. non "trapanare" il tronco con movimenti perfetti ma lasciare un segno nel tronco imperfetto per simulare quanto si vede in natura. non lasciare quindi aperture sul tronco perfettamente concentriche o piramidali.
bucando il tronco, inizialmente la fresa vi penetrera' con molta facilita' fino a quando incomntrera' il "cuore di legno" che porra' resistenza. si sentira' l''odore cattivo di bruciato e dalla fresa uscira' del fumo. non preoccuparsi.
una volta finita l'operazione , personalmente applico il mastice cicatrizzante per circa una settimana o almeno fino a quando la parte del tronco scavato, assuma un colore grigio scuro o marrone.
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